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Cosmoprof: the day after the day after

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Sono rientrata a casa da una Torino-Bologna-Torino in 18 ore da quasi 2 giorni e inizio ad aver ben chiara una serie di cose che ho imparato al mio primo Cosmoprof (sarà l’età, ma non c’è SMAU anni 2000 che regga il confronto):

– come nel migliore dei corteggiamenti, solo i più tosti sono in grado di vedere tutto in un giorno. Per non perdere nemmeno una strofinata di estratto di menta a tradimento servono almeno due giorni e un personal trainer che manco a Quantico;
– sbalzi di temperatura a parte, non esiste abbigliamento nè dotazione migliore per percorrere la fiera. Anche entrando nudi si potrebbe creare un abito da sera con le shopper di finto raso fucsia e infilare campioncini in una cassetta dei suggerimenti di cartone travestita da trolley;
– sapere una lingua straniera può aiutare, ma quando l’orientale addetto all’applicazione delle Paperself ripete entusiasta “vacca!” dopo averlo sentito dire all’ultima ragazza a cui ha mostrato il risultato porgendole lo specchio capisci che tutto il mondo è paese;
– la lista espositori non serve, ma una scia di borse brandizzate non mente mai;
– campioncini e prezzi fiera fanno molta gola, ma abbracciare o parlare con spontaneità con persone lette ogni giorno fa buttare via il bancomat che, a proposito, sarà anche utilizzabile in fiera ma non è detto che permetta di prelevare visto che in poche ore gli sportelli erano a corto di contanti.

Grazie a chi mi ha sopportato da un istante a svariate ore, e a chi non sono riuscita a incontrare… purtroppo per voi, questo momento è solo rimandato!

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