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Dammi una lametta che mi (Equi)taglio le vene

Ogni volta che mi fermo in area di servizio l’occhio cade sul libro “l’avvocato di me stesso”. Non manca mai la battuta verso il compagno di viaggio del giorno: “ecco il testo che cambierà la tua vita!”.
Fino a qualche anno fa l’avvocato era il supereroe dei contendenti di Forum, oggi se non ne conosci uno non entri nemmeno al lounge per l’happy hour… e niente foto col logo del locale in sovraimpressione da spiattellare su Faccialibro, è socialmente inaccettabile!

Una giornalista del Resto del Carlino ha pubblicato “Resistere a Equitalia”, una sorta di manuale di sopravvivenza alla raccomandata assassina più temuta degli ultimi anni. Un esempio?

Quando arrivano a casa bisogna prima di tutto chiedere la sospensione che può avvenire per via giudiziale, amministrativa ed in taluni casi dall’agente della riscossione. Procedere immediatamente con un’istanza in autotutela, la quale non sospende i termini per il ricorso: se non interviene lo sgravio della cartella entro 30 giorni, occorre procedere con il ricorso in commissione tributaria per evitare che il titolo diventi definitivo.

Premesso che chiunque sa cosa siano un’istanza in autotutela e una commissione tributaria, l’amico avvocato del lounge vi spiegherà che la prima è una lettera dai modi gentili in cui si chiede a chi ha chiesto di pagare di ripensarci, magari dando delle motivazioni sensate (“non c’ho una lira” non è contemplata). Chiunque può occuparsene, con carta e penna o tastiera, con qualche termine forbito qua e là. Bello, eh?

Allora qualcuno mi spieghi perchè se non c’è una firma di un avvocato il tutto viene considerato come i pensierini dei primi anni delle elementari. “bello, bravo, ora torna a giocare in autostrada” è il massimo a cui si possa aspirare e non prima di tempi biblici.

Vorrei far due chiacchiere con l’autrice del libro e spiegarle che se avesse scritto qualcosa di sensato saremmo tutti più ricchi, e io non avrei perso settimane a spedire fax, raccomandate e molteplici copie di ogni cosa per poi scoprire che sopra i 1100€ non si può andare dal Giudice di Pace senza un avvocato. Vaglielo a spiegare che l’avvocato del lounge è compagnone, ma ha bisogno di lavorare anche lui e la parcella la vuole pagata lo stesso. E profumatamente!

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2 thoughts on “Dammi una lametta che mi (Equi)taglio le vene

  1. Credimi, Fefy, anche gli avvocati non se li calcola proprio più nessuno: probabilmente ormai, nella scala sociale, hanno pressoché la stessa importanza (e spesso la stessa cultura) di un lampadario!
    Anzi, no, il lampadario almeno è utile e produttivo: fa luce!

    Non è proprio pertinente con il commento al tuo post, però… cavolo che bel layout!!!

    1. Intanto ne dovrò pagare uno in fretta e furia perchè stanotte preparari il ricorso (che io avevo già stilato, ma il mondo mi odia) che andrà a presentare in cancelleria sabato, data ultima!
      Me lo pagherà uno spritz se vinciamo, almeno? 😀

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